Polpacci che non crescono? Scopri quale errore blocca i risultati e cosa cambiare subito in palestra

Polpacci che non crescono? Scopri quale errore blocca i risultati e cosa cambiare subito in palestra

Polpacci che non crescono? Scopri quale errore blocca i risultati e cosa cambiare subito in palestra - strongmanrun.it

Luca Antonelli

Novembre 17, 2025

La sensazione è comune: passi ore in palestra, segui programmi eppure i polpacci non cambiano. È un episodio che molti si trovano a raccontare ai compagni di allenamento o ai tecnici di una palestra nelle città italiane. Qui non serve folklore, ma capire come sono costruiti quei muscoli e perché rispondono in modo diverso agli stimoli. In poche righe, quello che manca quasi sempre è la strategia: scegliere gli esercizi giusti, dosare il carico e curare l’esecuzione. Un dettaglio che molti sottovalutano è proprio la varietà del lavoro e la qualità del movimento.

Come far crescere i polpacci: esercizi e logica

I polpacci non sono un unico muscolo ma due principali: il gastrocnemio e il soleo. Il primo lavora meglio con la gamba tesa, il secondo con il ginocchio flesso; è una distinzione che spiega perché un singolo esercizio non basta. Per questo motivo è utile strutturare il workout iniziale con serie miste: tre o quattro serie che combinano due esercizi a gamba tesa, come lo standing calf raise e il farmer’s walk sulle punte, seguite da una serie a gamba piegata, ad esempio il seated calf raise. La logica è semplice: stimolare entrambe le teste muscolari per coprire le fibre lente e veloci.

Polpacci che non crescono? Scopri quale errore blocca i risultati e cosa cambiare subito in palestra
Polpacci che non crescono? Scopri quale errore blocca i risultati e cosa cambiare subito in palestra – strongmanrun.it

Per i raise è consigliabile usare un carico che permetta di eseguire tra le 15-25 ripetizioni, privilegiando il controllo in fase eccentrica e una pausa contratta in cima al movimento. Il farmer’s walk sulle punte va eseguito con manubri sostenibili per circa 1 minuto, mantenendo postura eretta e passo controllato. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è la tendenza a sacrificare la mobilità per il carico: range di movimento completo e controllo sono più efficaci del solo aumento del peso.

Alterna il rapporto tra esercizi ogni due sessioni e mantieni frequenza di allenamento di almeno due volte a settimana per i polpacci. Infine, non dimenticare lo stretching specifico prima di chiudere l’allenamento: il recupero e la flessibilità sono componenti pratiche della crescita muscolare piuttosto che dettagli estetici.

Push up classico: tecnica e controllo

Il push up tradizionale è spesso sottovalutato ma, se eseguito correttamente, recluta più gruppi muscolari contemporaneamente: petto, tricipiti, spalle, core, persino glutei e gambe. Il primo requisito è la posizione: sdraiati a pancia in giù, estendi braccia e gambe fino ad avere il corpo in linea retta. Le mani devono trovarsi sotto o leggermente più larghe rispetto alle spalle; gli avambracci vanno mantenuti verticali durante la discesa.

Porta il mento verso il petto, contraendo il core e stringendo glutei e cosce per evitare l’iperestensione lombare. Scendi mantenendo i gomiti vicini al busto fino a che il petto si avvicina a circa 8 cm dal pavimento; risali inspirando, immaginando di spingere via il pavimento con le mani. La respirazione è concreta: inspira nella fase negativa, espira nella fase positiva. Un dettaglio che molti sottovalutano è il ritmo—meglio ripetizioni lente e controllate che molte rapide e scoordinate.

Se non riesci a completare serie da venti ripetizioni, non è un fallimento ma un segnale per modulare la progressione: prova varianti più semplici come le flessioni su ginocchia o su panca inclinata, oppure concentra il lavoro su negative lente per costruire forza. Per chi già le esegue bene, introdurre pause isometriche a metà discesa o variazioni di presa può aumentare lo stimolo. Il risultato pratico è evidente: una tecnica curata porta a migliori adattamenti e meno rischi di infortuni, una constatazione che molti allenatori in Italia confermano nelle palestre.