Ho provato a fare jogging nei boschi d’inverno e l’effetto sulle mie energie è stato incredibile

Francesco Losso

Novembre 14, 2025

La prima volta che ho deciso di fare jogging nei boschi d’inverno non cercavo miracoli, solo un modo diverso per muovermi e staccare la testa. Freddo pungente, respiro che si vede nell’aria, terreno umido e silenzio interrotto solo dai passi sulle foglie: sembrava più una prova di resistenza mentale che un allenamento. Eppure, fin dal primo giro, mi sono accorto di una cosa concreta: dopo la corsa non ero “svuotato”, ma paradossalmente più lucido, più sveglio, con una sensazione di energia pulita. Quello che a pelle percepivo come un semplice “mi sento meglio” ha in realtà spiegazioni molto precise, che hanno a che fare con il freddo, con il movimento e con l’ambiente naturale.

Perché correre al freddo dà una sensazione di energia diversa

Quando si corre in inverno, soprattutto all’aperto e in un ambiente naturale come il bosco, il corpo è costretto a fare un doppio lavoro: da una parte sostiene l’attività fisica, dall’altra deve mantenere la temperatura corporea stabile. Questo porta a una serie di reazioni fisiologiche ben note: aumento della frequenza cardiaca, vasocostrizione periferica, maggiore attivazione del metabolismo per produrre calore. Tutto questo si traduce in una sensazione di attivazione generale che molti descrivono proprio come “energia” o “carica”.

L’aria fredda inoltre è spesso più pulita rispetto a quella cittadina, e correre in un bosco significa di solito respirare meno inquinanti rispetto a una strada trafficata. Questo non è un dettaglio poetico: respirare aria migliore riduce la sensazione di affaticamento associata a smog, irritazioni delle vie respiratorie e odori sgradevoli, rendendo la corsa più “leggera” a parità di sforzo percepito.

Un altro aspetto molto concreto è che in inverno, con meno ore di luce e giornate più statiche, il livello di sonnolenza e torpore di molte persone aumenta. Inserire un’uscita di corsa, soprattutto al mattino o nel primo pomeriggio, fornisce uno stimolo forte al sistema nervoso centrale: aumenta l’afflusso di sangue al cervello, si liberano endorfine, dopamina e noradrenalina, neurotrasmettitori associati a buon umore, motivazione e vigilanza. Sono questi a rendere realistico il racconto di chi dice “dopo la corsa nei boschi mi sentivo più vivo, non più stanco”.

Il ruolo dell’ambiente: perché il bosco cambia davvero la percezione di fatica

Non è solo questione di freddo e battiti cardiaci. Correre in un ambiente naturale come un bosco, rispetto al tapis roulant o a un marciapiede urbano, coinvolge sensi e cervello in modo diverso. Il terreno irregolare obbliga a piccoli aggiustamenti continui di postura, attiva muscoli stabilizzatori, caviglie e core in maniera più completa rispetto all’asfalto piatto. Da un lato è più impegnativo, dall’altro la mente è più concentrata su appoggi, curve, suoni del bosco, e meno su pensieri ripetitivi o su quanto tempo manca alla fine.

Questa forma di attenzione “esterna” contribuisce a ridurre la percezione soggettiva della fatica: ci si sente stanchi nel corpo, ma meno “scarichi” nella testa. Molte persone, dopo una corsa in un contesto naturale, riportano una sensazione di mente più chiara, come se il flusso di pensieri si fosse assestato. Non è magia, ma il risultato di:

  • stimolo fisico regolare (il jogging);

  • stimoli visivi e sonori naturali (alberi, foglie, acqua, uccelli);

  • allontanamento temporaneo da schermi, rumore urbano e notifiche.

In inverno, quando passiamo più tempo al chiuso, questo contrasto diventa ancora più netto: uscire dai luoghi chiusi e freddi, spesso poco illuminati, per immergersi anche solo 30–40 minuti in un ambiente naturale crea una rottura di ritmo che il cervello registra come “reset”. È uno dei motivi per cui, al rientro, capita di percepire meno pesantezza mentale e una sensazione di energia più stabile, non quella piccola esplosione seguita dal crollo tipica, per esempio, di un caffè preso al volo.

Freddo, respiro e testa: cosa cambia dopo qualche uscita

All’inizio, correre al freddo può essere sgradevole: il respiro sembra tagliare la gola, le mani gelano, i muscoli faticano a scaldarsi. Ma con qualche uscita regolare, il corpo si adatta: si impara a scegliere un abbigliamento a strati che mantenga caldo il busto e la testa, ma lasci respirare il corpo; si comincia a fare riscaldamento più accurato; si individua il ritmo giusto per non arrivare subito senza fiato.

Con questi accorgimenti, è realistico osservare alcuni cambiamenti molto concreti:

  • la sensazione di freddo iniziale dura meno: il corpo si scalda più rapidamente;

  • il respiro diventa più regolare: si imparano spontaneamente ritmi più economici;

  • la percezione delle salite cambia: non sembrano più muri invalicabili, ma “pezzi di percorso”.

Dal punto di vista delle energie quotidiane, questo si traduce in una cosa: stanca di più la giornata in ufficio che la corsa nel bosco. Non perché l’allenamento sia facile, ma perché lo sforzo fisico, inserito con criterio, migliora la capacità dell’organismo di gestire stress e carichi. Il paradosso è solo apparente: consumare energia in un’attività ben strutturata aiuta il corpo a produrne e distribuirne meglio nelle ore successive.

Una sensazione reale, non solo mentale

Quando qualcuno dice “correre nei boschi d’inverno mi ha cambiato le energie”, dietro questa frase ci sono elementi verificabili:

  • aumento del consumo di ossigeno durante lo sforzo, con miglioramento progressivo della capacità cardiorespiratoria;

  • adattamenti del sistema nervoso autonomo, che gestisce stress, recupero e qualità del sonno;

  • maggiore esposizione alla luce naturale, anche se il cielo è grigio, che aiuta i ritmi circadiani;

  • riduzione, almeno temporanea, di forme di stress e irritabilità legate alla vita quotidiana sedentaria.

Tutto questo concorre a spiegare perché, rientrando da una corsa tra gli alberi, ci si possa sentire stanchi nelle gambe ma “accese” di testa, con la sensazione concreta di avere più energia a disposizione per il resto della giornata. Non è un superpotere, è il risultato di una combinazione precisa: movimento regolare, natura, aria fredda, distanza dalle abitudini più statiche.

Se trasformi quell’uscita nei boschi in un appuntamento fisso dell’inverno, l’effetto non resta un episodio isolato, ma diventa parte del tuo modo di gestire il corpo e la mente nella stagione più buia dell’anno.